Montaggio di un film, cos’è e come farlo al meglio nel post di CineMagazine
Nel cinema non conta soltanto il film che si fa, la critica e l’opinione che ne esce della pellicola stessa. Conta anche il circolo dell’organizzazione e della preparazione che si cela dietro un buon film. Da questo punto di vista il montaggio di un film ne è una componente fondamentale. Senza montaggio non ci sarebbe nemmeno il film.
Questione tanto chiara quanto emblematica. Una legge che vale da quando si è affermato il cinema nel suo complesso nei primi anni del ‘900.
I segreti di un buon montaggio
Tecnicamente parlando, per avere un buon montaggio cinematografico, bisogna avere a disposizione, oltre che gli uomini giusti, anche le attrezzature più giuste e appropriate.
Negli anni si è passati dal montaggio cosiddetto meccanico a quello elettronico e digitale, che rendono molto più semplice la pratica sotto questo punto di vista. Su di esso si basano molti registi e scenografi contemporanei.
Diventa molto più semplice in questo modo poter montare una sequenza di scena senza dover necessariamente rivedere tutto il rullo di filmato originale e alterarlo nella sua interezza. Un risparmio di tempo e denaro, decisamente conveniente sotto tutti i punti di vista e che accelera il processo creativo in maniera impressionante.
Una vera e propria arte e il linguaggio del regista per eccellenza attraverso cui produrre la rappresentazione cinematografica nel concreto. Anche da questo atto si comprende più facilmente la personalità di un regista nel suo lavoro e nei suoi metodi di applicazione.
Attraverso il montaggio di un film, lo spettatore può guardare alle scene con un occhio diverso da quello cui guarderebbe lo stesso atto, ma nella vita di tutti i giorni. La regia implica, dunque, un effetto visivo raddoppiato, di fatto, nello spettatore stesso. La percezione, di fatto, cambia.
La post-produzione di un film consente di disporre una dietro l’altro le varie inquadrature prodotte, dando loro un certo ordine narrativo tramite l’editing. Il successo di un’inquadratura, da questo punto di vista, dipende dalla ripresa e dal modo in cui essa viene esplicata.
Maggiore è lo stacco durante la ripresa, maggiori sono le possibilità di avere un’inquadratura più distorta del solito che, dunque, necessiterà di un lavoro post-produttivo maggiore. La dissolvenza incrociata interviene come grande antidoto per limare questo tipo di inconveniente.
Per fare un montaggio degno di grandi scenografie cinematografiche bisogna sapere bene quali elementi utilizzare e come utilizzarli. Avere una certa visione d’insieme dei ciak girati con l’ausilio, se possibile, di più macchine contemporaneamente, dando un occhio, comunque, all’angolazione più giusta per una scena.
La moviola è lo strumento giusto per sincronizzare al meglio l’audio con il video. Le sequenze, in questo modo, presentano una linearità più spiccata, allineata. Il montaggio digitale, invece, può utilizzare software specifici in grado di memorizzare tutto il girato su hard disk, eliminando, nel contempo, i nastri e le pellicole da conservare. I colori e gli effetti speciali possono essere inseriti in maniera più pervasiva e incisiva.
Da evidenziare infine la differenza sostanziale tra montaggio alternato e montaggio parallelo. Il primo ha come scopo il ribaltamento della percezione visiva da parte dello spettatore, inserendo un’alternanza di inquadrature girate in 2 luoghi diversi, ma nello stesso istante. Nel secondo caso si allineano tra loro 2 contesti di scena avvenuti in maniera non simultanea, per sottolinearne le similitudini e rivederle in maniera praticamente contemporanea.