Quando un film fa pensare oltre la propria mente e fa addentrare in un universo parallelo di nozioni e prospettive, il gioco è già riuscito in partenza. I fratelli Larry e Andy Wachowski hanno dato vita ad una serie di film che si orientano proprio in questo senso: stiamo parlando della saga Matrix. Verso una dimensione creativa quasi ultra-terrena. Laddove la mente assume forma di vita propria.
Vediamo qui la recensione di un pezzo di storia del cinema più recente. Bentornati su CineMagazine!
Matrix oltre il creato: l’anticipo del metaverso
Matrix è un film che esce a cavallo tra gli anni ’90 e 2000. Precisamente nel 1999. Implica una rivoluzione sostanziale sul piano della prospettiva mentale e creativa, per l’appunto.
Rappresenta la vita del protagonista Thomas Anderson, interpretato dall’attore Keanu Reeves, che vivrà intrappolato all’interno di un mondo informatizzato a lui oscuro. Lì dove è considerato “L’eletto” e, dunque, la figura guida a cui far riferimento per vincere la battaglia sulle macchine.
Questo film realizza, in pratica, quell’ottica di un futuro distopico divenuta sempre più realtà nel pensiero moderno. La scelta cult della pellicola tra pillola rossa e pillola blu consente, di per sé, un salto temporale e spaziale che solo informatizzando la propria mente è possibile fare.
L’impatto sull’immaginario collettivo è forte. Produce cambiamenti di approcci e di sensibilizzazione verso certi ambienti metaforici grazie al successo ottenuto in sede di visione.
Il significato di Matrix
La fantascienza riprodotta sfocia quasi nel sacro, essendo Neo, vale a dire “L’eletto”, considerato alla stregua di un Dio vero e proprio da idolatrare e forgiare. Alla costante ricerca di sé stesso e della sua provenienza.
Invita a seguire una realtà virtuale che al giorno d’oggi si è affiancata in maniera conclamata alla vita quotidiana, che vive un normale individuo. L’essere umano al servizio della realtà virtuale. Sottomesso ad essa con l’unico scopo di servirla e renderla unica. Senza possibilità di uscita e di ritorno ad una vita precedente che, a questo punto, appare troppo stretta al protagonista e a chi lo circonda.