Recensione L’esorcista nel post a cura di CineMagazine
La paura, il terrore, la suspense. Stati d’animo, sentimenti ricorrenti in un mondo come quello cinematografico in continua trasformazione ed evoluzione. La girandola di film che si sono susseguiti in seguito a questo orientamento appare piuttosto ben fornita. L’esorcista rappresenta l’esempio classico di ciò che si intende. Vediamo insieme la recensione della pellicola americana. Bentornati su CineMagazine!
Il film L’esorcista oltre la concezione di horror
L’esorcista è un film uscito nel lontano 1973 sotto la regia di William Friedkin. Lontano nel tempo, ma sempre d’attualità per il senso di angoscia e liberazione, che allo stesso tempo trasmette anche allo spettatore moderno.
Non c’è bisogno di essere nati in quegli anni per apprezzarne la spettacolarità e la consistenza scenica. In poche parole, una ragazzina di 12 anni, tale Regan McNeil affronta la dura coesistenza all’interno del suo corpo con un demonio ed un giovane prete provvederà a scacciare questa presenza demoniaca attraverso il più comune degli esorcismi.
Un rituale che la chiesa da sempre mette in atto, ma che a livello cinematografico ha visto la luce solamente in determinate circostanze storiche e sociali. In questa pellicola il turbamento appare essere uno dei temi di principale evidenziazione.
Il significato del film L’esorcista
La mancanza della figura paterna e di una madre non troppo presente tendono a raffigurare, inoltre, una concezione di famiglia non proprio compatta. Il disfacimento familiare, secondo questa teoria, può aver influito all’interno di un processo trasformazione a livello spirituale ed emotivo ben più ampio.
Fatto sta che quella sensazione di mistero e di terrore che avvolge il film lo collega alla sua forza primordiale. L’orrore del possesso demoniaco assume contorni e risvolti psicologici non banali. La bambina in questione comincia a perdere man mano la propria innocenza infantile per diventare un vero e proprio mostro.
Proprio qui interviene il carattere umano, ma di stampo horror allo stesso tempo che si intende darne alla rappresentazione. Dritta al punto, ma oltre il genere classico che ne imporrebbe una determinata struttura narrativa. Uno dei film horror più riusciti di sempre.