Recensione de Il padrino, nel post a cura di CineMagazine
Alcune pellicole cinematografiche travalicano i confini generazionali e restano lì nella storia e nella memoria, senza possibilità di dispersione. Capolavori al servizio del pubblico in gradi di infiammarne curiosità e attenzione. Il Padrino è un “filmone” sotto questo punto di vista, nonostante tratti argomenti e dinamiche di vita anche piuttosto crude per alcuni versi. Vediamone di seguito la recensione: bentornati su CineMagazine!
Il Padrino e la storia di un mito senza tempo
Francis Ford Coppola all’interno di questo film mira soprattutto a fornire una certa immagine negativa della mafia italiana. Ambientato nella New York degli anni ’40 racconta, in pratica, l’ascesa al potere di una delle famiglie più temute nel contesto e nel tessuto sociale dell’epoca, vale a dire i Corleone.
Don Vito Corleone nella veste del mitico Marlon Brando o viceversa. Basterebbe anche solo questo per dare la dimensione del tutto. Un personaggio la cui mimica facciale è divenuta la parte più importante di una certa narrazione gangster. Nonostante l’atteggiamento e l’indole mafiosa, l’umanità che lo caratterizza è disarmante e, talvolta, persino sorprendente.
Offre uno spunto, inoltre, sulla città di Hollywood tra passato e presente. Immagini realistiche di una realtà sociale e antropologica esistente e che non dava di certo lustro all’Italia. Tutt’altro.
I tratti significativi del film Il Padrino
La cura delle immagini lascia spazio ad una suspense solenne che rappresenta essa stessa memoria storica tramandata negli anni. L’accostamento tra Don Vito e Michael, altro personaggio leggendario interpretato da Al Pacino, danno ancora più vitalità e imprevedibilità a questa pellicola d’altri tempi.
Sanguinoso nell’ambito di un cinema moderno che accetta un tipo di realtà alternativa rispetto a quella consueta e la rende propria. A disposizione di un pubblico non propriamente informato su determinati cambiamenti in atto.
Linguaggio filmico di ampio respiro e paradossalmente più umano di quanto si possa credere, in contrapposizione ad immagini tutt’altro che accomodanti nei modi e nei toni.
Il Padrino primo vero e proprio spartiacque di un cinema brutale, ma denotativo e rappresentativo allo stesso tempo di una condizione sociale in cui la mafia penetra concretamente nel tessuto sociale. Si aggiudica 3 statuette agli Oscar del 1973 per Miglior film, Miglior attore protagonista e Miglior sceneggiatura non originale.