Biografia Vittorio Gassman nel nuovo post dedicato ai grandi attori italiani, a cura di CineMagazine
Il cinema italiano ha visto nascere e affermarsi nel corso degli anni figure di spicco e di grande slancio. Inizialmente sottovalutate, ma successivamente divenute pilastri della filmografia italiana, e non solo. Vittorio Gassman è una di quelle figure immortali, al di là dell’esistenza terrena. Attore italiano di grandissimo lignaggio derivante dalla sua versatilità davanti allo schermo che gli permetteva di compiere qualsiasi tipo di interpretazione.
Gli inizi di Vittorio Gassman
Vittorio Gassman nasce a Genova il 1 settembre del 1922. Più di un attore. Regista, sceneggiatore e conduttore televisivo attivo anche nel mondo del teatro, tanto è vero che è stato il fondatore e direttore del famoso Teatro d’arte Italiano.
Il mattatore del cinema italiano in bianco e nero. Soprannome affibbiatogli in relazione ad uno spettacolo televisivo di cui era presentatore nel lontano 1959. La sua carriera cinematografica si sviluppa nel lasso di tempo che va dagli anni ’40 agli anni ’90. Lunga e fitta, costellata di interpretazioni memorabili e iconiche.
Interprete della famosa commedia all’italiana, come probabilmente non se ne fanno più e che si accosta, per questo motivo, ad altri colleghi illustri come Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Nino Manfredi e Marcello Mastroianni, tanto per citarne alcuni.
Vittorio Gasmann si iscrive a Giurisprudenza nei primi anni universitari, ma poi decide di interrompere gli studi sin da subito per orientarsi sulla scena teatrale. Da quel momento prende la strada dell’Accademia d’Arte Drammatica, che gli permette di esordire sul palcoscenico nel 1943 nello spettacolo “La nemica”.
Vengono subito fuori le sue grandi doti da protagonista e da lì gli viene etichettato quel soprannome di “mattatore”, che ne connoterà l’intera carriera e oltre. Si afferma come uno dei giovani ed emergenti attori più in vista accanto a colleghi dalla presenza scenica altrettanto vibrante e sviluppata come Guido Salvini, Luigi Squarzina e Luchino Visconti.
I primi film di Vittorio Gassman
Dal teatro passa al cinema dal 1946 in poi. Film da sempre associati alla sua figura si considerano “I soliti ignoti”, “La grande guerra”, “I mostri”, “L’armata brancaleone”, “C’eravamo tanto amati”, “Riso amaro”. Da essi traspare in maniera evidente e lampante tutta la sensibilità di questo grande attore, che al di fuori del set soffriva di gravi forme di depressione ed era affetto da sindrome bipolare. Non lo faceva notare più di tanto poiché appariva sempre particolarmente pimpante, ma poi nella realtà, una volta che si spegnevano le luci dei riflettori, il suo stato d’animo era completamente opposto.
Come regista cinematografico ha diretto film dalla forte tendenza autobiografica che rimandano a “Kean – genio e sregolatezza”, “L’alibi”, “Di padre in figlio”. Coltiva una passione letteraria che lo conduce alla scrittura attraverso romanzi e opere, che ne nobilitano la figura sotto questo profilo.
Agisce da doppiatore nel film “Romeo e Giulietta” di Franco Zeffirelli. Dà anche la voce al personaggio di Mufasa nel celebre film Disney “Il re leone”. Vanta, inoltre, una brevissima parentesi da uomo politico, essendo stato incluso nel Partito Socialista Italiano nel 1987, in seguito al volere del leader Bettino Craxi.
La vita privata di Vittorio Gassman
Anche con le donne ha avuto un discreto successo.
Sono state 3 le mogli, così come 3 le compagne che hanno condiviso con lui larga parte della vita, sia privata che professionale.
Da queste relazioni nascono 4 figli in quattro momenti diversi. Su tutti spicca Alessandro Gassman, attore e regista noto per essere una delle personalità più ricorrenti e viste in ambito televisivo italiano in questo momento. Peraltro lui nasce da una relazione extraconiugale che suscita particolare scandalo nell’opinione pubblica degli anni ’50/’60.
I premi cinematografici che lo hanno contraddistinto, nel contempo, testimoniano tutta la sua grandezza ed esplosività. In carriera può vantarsi di aver conseguito innumerevoli David di Donatello, soprattutto per la categoria “migliore attore protagonista”.
I riconoscimenti di Vittorio Gassman
Nastri d’argento altrettanto significativi e speciali, uno dei quali su tutti relativamente al film “La cena”, dove viene celebrato come miglior attore non protagonista nel 1999.
Al Festival di Cannes si distingue per la miglior interpretazione maschile nel 1975, nella pellicola “Profumo di donna”. Leone d’oro alla carriera alla mostra del cinema di Venezia nel 1996.
Riceve varie onorificenze in ambito istituzionale, come Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, Cavaliere di gran croce e la cittadinanza onoraria di 2 piccoli comuni calabresi, nello specifico Chiaravalle Centrale e Palmi. Anche il Comune di Roma gli ha dedicato due zone particolarmente frequentate e caotiche della capitale, quali Villa Borghese e una parte del Lungotevere.
Ma la carriera di Vittorio Gassman si indirizza a partire dagli anni ’60 verso il fronte televisivo, laddove riscuote una considerazione ancora più elevata e sentita da parte del pubblico e degli stessi addetti ai lavori. Collabora in trasmissioni che vedono la presenza di mostri sacri del calibro di Mina, Corrado e Pippo Baudo.
Conduce la trasmissione televisiva “Il mattatore” nel 1959, all’interno della quale si occupa di trasferire ai telespettatori alcuni spezzoni delle sue opere teatrali più conosciute.
Proprio il teatro è stato da sempre una delle più grandi passioni di Gassman.
Una vita dedicata alla divulgazione di opere trasposte anche in ambito televisivo. A Firenze fonda una scuola di teatro denominata Bottega teatrale, all’interno della quale confluiscono nomi altisonanti. Si fa riferimento a Giorgio Albertazzi, Orazio Costa, Ettore Scola, Adolfo Celi.
Dirige poi “L’adelchi” di Alessandro Manzoni e lo fa sfruttando appieno la poca propensione alla cura dialettica e della dizione, che hanno rappresentato per lui punti di forza e non di debolezza dinanzi al giudizio insindacabile del pubblico.
La morte di Vittorio Gassman
Animo sensibile e particolarmente incline alla sofferenza, autoironico e simpatico umorista: tutto questo è Vittorio Gassman, il quale si è spento il 28 giugno 2000 all’età di 77 anni dopo un problema cardiaco avvertito nella sua residenza romana.
Oggi le sue ceneri (è stato cremato) si trovano al Cimitero Monumentale del Verano.
Di lui resta vivo comunque il ricordo di un mattatore vero e proprio che ha incantato il cinema ed i teatri di tutta Italia.
Il figlio Alessandro, da diversi anni sulla cresta dell’onda televisiva e cinematografica, sta provando a ricalcare grossomodo la strada del padre, ma egli resta, in ogni caso, un mito pressoché irraggiungibile. Da sfiorare, ma da non toccare o profanare in alcun modo.
Film Vittorio Gassman
Vi lasciamo alla filmografia di Vittorio Gassman, in ordine temporale. Alla prossima con le biografie degli attori italiani più famosi, a cura del nostro portale!
- Incontro con Laura, regia di Carlo Alberto Felice (1945)
- Preludio d’amore, regia di Giovanni Paolucci (1946)
- Daniele Cortis, regia di Mario Soldati (1947)
- Le avventure di Pinocchio, regia di Giannetto Guardone (1947)
- La figlia del capitano, regia di Mario Camerini (1947)
- L’ebreo errante, regia di Goffredo Alessandrini (1948)
- Il cavaliere misterioso, regia di Riccardo Freda (1948)
- Lo sparviero del Nilo, regia di Giacomo Gentilomo (1949)
- I fuorilegge, regia di Aldo Vergano (1949)
- Il lupo della Sila, regia di Duilio Coletti (1949)
- Ho sognato il paradiso, regia di Giorgio Pàstina (1949)
- Riso amaro, regia di Giuseppe De Santis (1949)
- Una voce nel tuo cuore, regia di Alberto D’Aversa (1949)
- Il leone di Amalfi, regia di Pietro Francisci (1950)
- Il tradimento, regia di Riccardo Freda (1951)
- La corona nera, regia di Luis Saslavsky (1951)
- Anna, regia di Alberto Lattuada (1951)
- Il sogno di Zorro, regia di Mario Soldati (1952)
- La tratta delle bianche, regia di Luigi Comencini (1952)
- Sombrero, regia di Norman Foster (1953)
- Il muro di vetro, regia di Maxwell Shane (1953)
- L’urlo dell’inseguito, regia di Joseph H. Lewis (1953)
- Rapsodia, regia di Charles Vidor (1954)
- Mambo, regia di Robert Rossen (1954)
- Kean – Genio e sregolatezza, regia di Vittorio Gassman e Francesco Rosi (1956)
- La donna più bella del mondo, regia di Robert Z. Leonard (1956)
- Giovanni dalle Bande Nere, regia di Sergio Grieco (1956)
- Guerra e pace, regia di King Vidor (1956)
- Difendo il mio amore, regia di Giulio Macchi (1957)
- I soliti ignoti, regia di Mario Monicelli (1958)
- La ragazza del Palio, regia di Luigi Zampa (1958)
- La tempesta, regia di Alberto Lattuada (1958)
- Le sorprese dell’amore, regia di Luigi Comencini (1959) – cameo
- La cambiale, regia di Camillo Mastrocinque (1959)
- La grande guerra, regia di Mario Monicelli (1959)
- Vento di tempesta, regia di Irving Rapper (1959)
- Audace colpo dei soliti ignoti, regia di Nanni Loy (1959)
- Il mattatore, regia di Dino Risi (1960)
- Crimen, regia di Mario Camerini (1960)
- Fantasmi a Roma, regia di Antonio Pietrangeli (1961)
- Il giudizio universale, regia di Vittorio De Sica (1961)
- Barabba, regia di Richard Fleischer (1961)
- I briganti italiani, regia di Mario Camerini (1961)
- Una vita difficile, regia di Dino Risi (1961) – cameo
- Il sorpasso, regia di Dino Risi (1962)
- Anima nera, regia di Roberto Rossellini (1962)
- La marcia su Roma, regia di Dino Risi (1962)
- L’avaro, episodio di L’amore difficile, regia di Luciano Lucignani (1962)
- Frenesia dell’estate, regia di Luigi Zampa (1963)
- Il successo, regia di Mauro Morassi (1963)
- La smania addosso, regia di Marcello Andrei (1963)
- I mostri, regia di Dino Risi (1963)
- Se permettete parliamo di donne, regia di Ettore Scola (1964)
- Il gaucho, regia di Dino Risi (1964)
- Slalom, regia di Luciano Salce (1965)
- La guerra segreta, regia di Christian-Jaque, Werner Klingler, Carlo Lizzani e Terence Young (1965)
- La congiuntura, regia di Ettore Scola (1965)
- Una vergine per il principe, regia di Pasquale Festa Campanile (1965)
- Le piacevoli notti, regia di Armando Crispino e Luciano Lucignani (1966)
- L’arcidiavolo, regia di Ettore Scola (1966)
- L’armata Brancaleone, regia di Mario Monicelli (1966)
- Lo scatenato, regia di Franco Indovina (1967)
- Sette volte donna, regia di Vittorio De Sica (1967)
- Il tigre, regia di Dino Risi (1967)
- La pecora nera, regia di Luciano Salce (1968)
- Questi fantasmi, regia di Renato Castellani (1968)
- Il profeta, regia di Dino Risi (1968)
- L’alibi, regia di Adolfo Celi, Vittorio Gassman e Luciano Lucignani (1969)
- Dove vai tutta nuda?, regia di Pasquale Festa Campanile (1969)
- Una su 13, regia di Nicolas Gessner (1969)
- L’arcangelo, regia di Giorgio Capitani (1969)
- Brancaleone alle crociate, regia di Mario Monicelli (1970)
- Il divorzio, regia di Romolo Guerrieri (1970)
- Contestazione generale, regia di Luigi Zampa (1970)
- Scipione detto anche l’Africano, regia di Luigi Magni (1971)
- In nome del popolo italiano, regia di Dino Risi (1971)
- L’udienza, regia di Marco Ferreri (1972)
- Senza famiglia, nullatenenti cercano affetto, regia di Vittorio Gassman (1972)
- Che c’entriamo noi con la rivoluzione?, regia di Sergio Corbucci (1972)
- La Tosca, regia di Luigi Magni (1973)
- Profumo di donna, regia di Dino Risi (1974)
- C’eravamo tanto amati, regia di Ettore Scola (1974)
- A mezzanotte va la ronda del piacere, regia di Marcello Fondato (1975)
- Come una rosa al naso, regia di Franco Rossi (1976)
- Telefoni bianchi, regia di Dino Risi (1976)
- Signore e signori, buonanotte, regia di Luigi Comencini, Nanni Loy, Luigi Magni, Mario Monicelli ed Ettore Scola (1976)
- Il deserto dei Tartari, regia di Valerio Zurlini (1976)
- Anima persa, regia di Dino Risi (1977)
- I nuovi mostri, regia di Mario Monicelli, Ettore Scola e Dino Risi (1977)
- Un matrimonio, regia di Robert Altman (1978)
- Quintet, regia di Robert Altman (1979)
- Caro papà, regia di Dino Risi (1979)
- Due pezzi di pane, regia di Sergio Citti (1979)
- The Nude Bomb, regia di Clive Donner (1980)
- La terrazza, regia di Ettore Scola (1980)
- Sono fotogenico, regia di Dino Risi (1980) – cameo
- Il turno, regia di Tonino Cervi (1981)
- Camera d’albergo, regia di Mario Monicelli (1981)
- Pelle di sbirro, regia di Burt Reynolds (1981)
- La tempesta, regia di Paul Mazursky (1982)
- Il conte Tacchia, regia di Sergio Corbucci (1982)
- La vita è un romanzo, regia di Alain Resnais (1983)
- Benvenuta, regia di André Delvaux (1983)
- Il potere del male, regia di Krzysztof Zanussi (1985)
- I soliti ignoti vent’anni dopo, regia di Amanzio Todini (1985)
- La famiglia, regia di Ettore Scola (1987)
- I picari, regia di Mario Monicelli (1987)
- Mortacci, regia di Sergio Citti (1989)
- Lo zio indegno, regia di Franco Brusati (1989)
- Dimenticare Palermo, regia di Francesco Rosi (1990)
- Tolgo il disturbo, regia di Dino Risi (1990)
- Le mille e una notte, regia di Philippe de Broca (1990)
- Quando eravamo repressi, regia di Pino Quartullo (1992)
- Il lungo inverno, regia di Jaime Camino (1992)
- I divertimenti della vita privata, regia di Cristina Comencini (1992)
- Cento di questi anni, regia di Corrado Farina (1994)
- Tutti gli anni una volta l’anno, regia di Gianfrancesco Lazotti (1994)
- Sleepers, regia di Barry Levinson (1996)
- La cena, regia di Ettore Scola (1998)
- La bomba, regia di Giulio Base (1999)