Liz Taylor: biografia dell’attrice dagli occhi viola nel post di CineMagazine
Per tutti è sempre stata “Liz”. Liz Taylor dagli occhi viola, Liz dai tanti mariti, Liz l’immortale… Liz Taylor è stata un mito per tutta la sua vita.
Questa donna dallo sguardo magnetico, con quegli occhi blu che a volte davvero prendevano le sfumature del viola, è stata il sogno di tanti uomini al pari di Marilyn.
Al contrario del mito biondo, però, Liz Taylor aveva quell’aria da donna vera, scintillante, intelligente e furba. Tutto l’opposto della “oca giuliva” che caratterizzava molti film negli anni Sessanta. Aveva quelle curve “latine” che – sotto il viso molto americano – stavano da favola, ed era brava a recitare, anche questa una caratteristica di poche, a quel tempo.
Raccontare Elizabeth Taylor è scrivere di una storia fantastica, che noi vi racconteremo nelle righe che seguono, qui su CineMagazine.
Sommario
Da Londra a Hollywood
Elizabeth Taylor nacque a Londra, il 27 febbraio 1932, da genitori americani del Kansas ed ebbe da subito la doppia cittadinanza. Quando l’Inghilterra entrò nella II Guerra Mondiale, la famiglia Taylor tornò negli Stati Uniti, stabilendosi a Los Angeles dove vivevano i parenti materni di Elizabeth. Da ragazzina, quindi, Liz crebbe nella culla del “sogno americano”, in quella Los Angeles che andava sempre più identificandosi con Hollywood.
Appena adolescente iniziò a comparire in diversi film, spinta dalla madre che aveva visto infrangersi il proprio sogno di attrice. Inizialmente Liz odiava il set, ma dopo il successo del film “Piccole Donne” (1949) in cui aveva il ruolo della bella Amy, le cose cambiarono. Elizabeth Taylor fu sempre più richiesta e imparò ad adattarsi a quella vita da star.
La consacrazione arrivò nel 1950 col ruolo da protagonista nel film “Il padre della sposa”.
Curiosità: occhi Liz Taylor
Gli occhi di Liz Taylor erano di colore azzurro, ma le sue iridi avevano una quantità di melanina tale da, con il trucco giusto, far apparire i suoi occhi di un altro colore, ossia il viola. Infatti Liz Taylor aveva la stessa quantità di melanina di una persona con occhi azzurri, ma con una base decolorata che si collocava in una via di mezzo tra il grigio e il blu, che ovviamente porta al viola appunto. A determinare il colore degli occhi contribuisce ovviamente anche la capacità di assorbire la luce.
Liz Taylor aveva capito di questo suo punto di forza e lo esaltava con trucco e orecchini.
Successo e matrimoni di Elizabeth Taylor
Appena sei anni dopo quel film di successo, ecco un altro clamoroso ruolo per la bella Liz. Co-protagonista di Rock Hudson ne “Il Gigante” con una magistrale interpretazione diventerà una delle attrici più famose del mondo. A quel film seguiranno: “La gatta sul tetto che scotta”, “L’albero della vita”, “Cleopatra”, “La bisbetica domata” e decine di altri titoli che la rendevano una stella assoluta. Tra un impegno cinematografico e l’altro, anche la vita sentimentale della bella Elizabeth somigliava a un film.
Sposò Conrad Hilton nel 1950, ma il matrimonio durò solo un anno. Sposò successivamente l’attore Michael Wilding nel 1952 ma divorziò cinque anni dopo. Fu poi la volta di Michael Todd (1957-1958), di Eddie Fischer (1959-1962), di John Werner, Larry Fortensky. Ma fu Richard Burton il suo vero grande amore. Lo sposò nel 1964 e il matrimonio durò dieci anni. Dopo il divorzio, Liz e Rick si sposarono nuovamente ma l’unione durò appena un altro anno. La loro relazione affettuosa però non finì mai del tutto.
Elizabeth, un mito per sempre
Liz Taylor ha avuto tre figli: due con Wilding, Michael junior e Christopher, e una figlia con Michael Todd, di nome Elizabeth Frances.
Si ritirò dalle scene negli anni Ottanta, ma continuò sempre a fare teatro ancora per dieci anni. Nel 2000 le sue condizioni di salute peggiorarono a causa di alcune patologie cardiache, che non consentirono di essere al top.
Dal 2006 fino all’anno della sua morte, si inseguirono costantemente annunci di decesso e smentite. Elizabeth Taylor morì di fatto il 23 marzo 2011.
Oggi la sua tomba si trova al Forest Lawn Memorial di Los Angeles, ma la sua vita non sarà mai dimenticata, così come i suoi film, alcuni dei quali sono entrati nella storia del cinema.
Film Elizabeth Taylor
Quali sono i film di Liz Taylor? Ecco a voi la sua filmografia intera:
- There’s One Born Every Minute, regia di Harold Young (1942)
- Torna a casa, Lassie! (Lassie Come Home), regia di Fred M. Wilcox (1943)
- La porta proibita (Jane Eyre), regia di Robert Stevenson (1943) – non accreditata
- Le bianche scogliere di Dover (The White Cliffs of Dover), regia di Clarence Brown (1944) – non accreditata
- Gran Premio (National Velvet), regia di Clarence Brown (1944)
- Il coraggio di Lassie (Courage of Lassie), regia di Fred M. Wilcox (1946)
- Vita col padre (Life with Father), regia di Michael Curtiz (1947)
- Cinzia (Cynthia), regia di Robert Z. Leonard (1947)
- Così sono le donne (A Date with Judy), regia di Richard Thorpe (1948)
- La bella imprudente (Julia Misbehaves), regia di Jack Conway (1948)
- Piccole donne (Little Women), regia di Mervyn LeRoy (1949)
- Alto tradimento (Conspirator), regia di Victor Saville (1949)
- La sbornia di David (The Big Hangover), regia di Norman Krasna (1950)
- Il padre della sposa (Father of the Bride), regia di Vincente Minnelli (1950)
- Papà diventa nonno (Father’s Little Dividend), regia di Vincente Minnelli (1951)
- Un posto al sole (A Place in the Sun), regia di George Stevens (1951)
- Quo vadis? (Quo Vadis), regia di Mervyn LeRoy (1951) – non accreditata
- Callaway Went Thataway, regia di Melvin Frank e Norman Panama (1951) – cameo non accreditato
- Marito per forza (Love Is Better Than Ever), regia di Stanley Donen (1952)
- Ivanhoe, regia di Richard Thorpe (1952)
- Vita inquieta (The Girl Who Had Everything), regia di Richard Thorpe (1953)
- Rapsodia (Rhapsody), regia di Charles Vidor (1954)
- La pista degli elefanti (Elephant Walk), regia di William Dieterle (1954)
- Lord Brummell (Beau Brummell), regia di Curtis Bernhardt (1954)
- L’ultima volta che vidi Parigi (The Last Time I Saw Paris), regia di Richard Brooks (1954)
- Il gigante (Giant), regia di George Stevens (1956)
- L’albero della vita (Raintree County), regia di Edward Dmytryk (1957)
- La gatta sul tetto che scotta (Cat on a Hot Tin Roof), regia di Richard Brooks (1958)
- Improvvisamente l’estate scorsa (Suddenly, Last Summer), regia di Joseph L. Mankiewicz (1959)
- Scent of Mystery, regia di Jack Cardiff (1960) – non accreditata
- Venere in visone (Butterfield 8), regia di Daniel Mann (1960)
- Cleopatra, regia di Joseph L. Mankiewicz (1963)
- International Hotel (The V.I.P.s), regia di Anthony Asquith (1963)
- Castelli di sabbia (The Sandpiper), regia di Vincent Minnelli (1965)
- Chi ha paura di Virginia Woolf? (Who’s Afraid of Virginia Woolf?), regia di Mike Nichols (1966)
- La bisbetica domata (The Taming of the Shrew), regia di Franco Zeffirelli (1967)
- Il dottor Faustus (Doctor Faustus), regia di Richard Burton e Nevill Coghill (1967)
- Riflessi in un occhio d’oro (Reflections in a Golden Eye), regia di John Huston (1967)
- I commedianti (The Comedians), regia di Peter Glenville (1967)
- La scogliera dei desideri (Boom), regia di Joseph Losey (1968)
- Cerimonia segreta (Secret Ceremony), regia di Joseph Losey (1968)
- Anna dei mille giorni (Anne of the Thousand Days), regia di Charles Jarrott (1969) – non accreditata
- L’unico gioco in città (The Only Game in Town), regia di George Stevens (1970)
- X, y & “Zi” (Zee and Co.), regia di Brian G. Hutton (1972)
- Under Milk Wood (Under Milk Wood), regia di Andrew Sinclair (1972)
- Una faccia di c… (Hammersmith Is Out), regia di Peter Ustinov (1972)
- Ad un’ora della notte (Night Watch), regia di Brian G. Hutton (1973)
- Mercoledì delle ceneri (Ash Wednesday), regia di Larry Peerce (1973)
- Identikit, regia di Giuseppe Patroni Griffi (1974)
- C’era una volta Hollywood (That’s Entertainment!), regia di Jack Haley Jr. (1974)
- Il giardino della felicità (The Blue Bird), regia di George Cukor (1976)
- Gigi (A Little Night Music), regia di Harold Prince (1977)
- Rebus per un assassinio (Winter Kills), regia di William Richert (1979) – non accreditata
- Assassinio allo specchio (The Mirror Crack’d), regia di Guy Hamilton (1980)
- Il giovane Toscanini, regia di Franco Zeffirelli (1988)
- I Flintstones (The Flintstones), regia di Brian Levant (1994)
Il nostro post alla scoperta della vita di Elizabeth Taylor termina qui. Alla prossima con le vite dei protagonisti del mondo fatato del cinema. Alla prossima da CineMagazine!