Biografia di Katharine Hepburn, la famosa attrice americana, nel post a cura di CineMagazine
Passa il tempo, ma il cinema non finisce mai di celebrare, rimembrare le sue stelle. Quelle che brillano sempre nel firmamento delle più luccicanti, a prescindere. Nell’olimpo dei grandi nomi che hanno fatto la storia di una certa cinematografia non può mancare Katharine Hepburn. Un’istituzione di un cinema considerato vecchio stampo. Un nome che ai più giovani potrebbe non dire nulla, ma che, invece, ha detto tanto. La carriera ne esalta il mito. Una carriera, tra l’altro, durata ben 70 anni.
Ripercorriamo in questo post a cura di CineMagazine per la categoria Attori Stranieri, la vita e le opere di questa straordinaria attrice americana: benevenuti nel mondo di Katherine Hepburn!
Gli inizi della carriera di Katharine Hepburn
Katharine Hepburn è un’attrice americana nativa di Hartford. Data di nascita 12 maggio 1907. Di estrazione familiare agiata, Katharine Hepburn si distingue sin da subito per un forte impegno femminile che la porta ad essere una delle paladine più fanatiche di quei diritti per cui si combatte ancora oggi. Prima di Rosa Parks, prima che le donne in Italia potessero persino votare.
Il trauma della morte suicida del fratello l’ha segnata per un’intera vita, a tal punto da condizionarne persino la futura carriera cinematografica. Una sofferenza che, spesso e volentieri, ha portato nei suoi film.
La recitazione giunge in tenera età e si incentra molto su tipi di spettacolo all’insegna di temi femministi. Animo sensibile e maturo da sempre, questa ragazza comincia a farsi strada nel cinema con il suo carattere aggressivo, ma dolce e fragile allo stesso tempo.
Eppure sembra che la strada del successo per lei non sia poi così spianata. All’inizio le cose non vanno per il meglio, per usare un eufemismo, tanto è vero che i primi film non riscuotono i consensi sperati, considerando il grande talento a disposizione.
Si sente poco apprezzata per le sue performance e nel 1938 è stata definita “veleno per il botteghino”. Della serie, quando si sbagliano completamente le previsioni.
Comincia la scalata al successo per Katharine Hepburn
Katharine Hepburn ottiene il primo riconoscimento ufficiale cinematografico nel 1932, dopo essersi separata bruscamente dal marito. “Febbre di vivere” può considerarsi il primo film di rilievo da lei girato, grazie al quale acquisisce la notorietà tanto agognata. La collaborazione con John Barrymore, un’autentica icona degli anni ’30, incide non poco sotto questo punto di vista.
L’incontro con il regista George Cukor all’interno della stessa pellicola rappresenta la chiave di volta per spiccare definitivamente il volo e accadrà negli anni seguenti. “La falena d’argento” è il secondo film in cui interpreta una donna dai valori emancipati e incline alla ribellione e all’autonomia, concetti anticonformisti per l’epoca.
Negli anni ’30, la Hepburn condensa in sé i valori di una modernità anticipata e di un modello di donna poco avvezza alle regole e consuetudini tradizionali imposte dalla società fortemente maschilista.
Nel 1934 giunge l’Oscar come migliore attrice per l’interpretazione nel film “La gloria del mattino”. Altro film degno di nota è “Primo amore”, così come “Palcoscenico” con Gregory La Cava.
Gli anni ’40 sono lo spartiacque della sua carriera, poiché l’attrice americana ritornerà al primo e unico grande amore di una vita: il teatro.
In “Scandalo a Filadelfia” si cimenta nel ruolo di una donna ereditiera, sempre sotto l’egida del mentore George Cukor. Nel 1942, un altro incontro spartiacque di una carriera e di una vita privata: quello con Spencer Tracy.
Per 25 anni Spencer e Katharine faranno coppia fissa sia davanti alla telecamera e nella vita di tutti i giorni. Una partnership artistica e sentimentale, tra le più celebri del cinema americano in bianco e nero.
L’affiatamento lo si avverte sul set e consente alla donna di acquisire una centralità tanto sperata nelle cronache cinematografiche di quei tempi.

Il periodo dal Secondo Dopo Guerra in poi
Altro ruolo di donna indipendente ed eroica, moglie del musicista Robert Schumann, interpretato nel film “Canto d’amore” del 1947. “La regina d’Africa del 1951” lo gira al fianco di Humphrey Bogart, altro mito della cinematografia mondiale.
L’ultimo film girato insieme al suo compagno Spencer Tracy è del 1967, “Indovina chi viene a cena”. Le vale il secondo Oscar in carriera. Qualche settimana dopo questo riconoscimento ufficiale, il marito morirà.
Dopo la sua morte, per Katharine Hepburn giungono altri due premi Oscar come migliore attrice tra “Il leone d’inverno” e “Sul lago dorato”. Apparirà nel suo ultimo film in assoluto da protagonista nel 1994 in “Love affair – Un grande amore”. Da quel momento in poi si ritira ufficialmente dalle scene e cade in un periodo delicato di salute.
Gli anni ‘70 erano stati caratterizzati dalla presenza incessante su suolo televisivo, laddove prosegue il suo percorso in maniera preponderante. Nel corso dello stesso, consegue il premio Emmy in veste di migliore attrice protagonista grazie al film “Amore tra le rovine” di Laurence Olivier.
In 50 anni di carriera Katharine Hepburn ha accumulato in totale ben 4 premi Oscar e 12 nomination. Basterebbe solo citare queste cifre per manifestarne tutta la sua grandezza, considerando che nessun altro attore o attrice è riuscito in questa impresa.
L’attrice americana si spegne il 29 giugno del 2003 all’età di 96 anni.
Indubbiamente una di quelle che ha lasciato un ricordo indelebile nel cinema a livello globale. Esempio di grande virtù, attivismo e ricerca di un’indipendenza femminile ancora oggi troppo trascurata.
Filmografia Katharine Hepburn
Ecco a voi tutti i film di Katherine Hepburn, in ordine temporale di uscita:
- Febbre di vivere (A Bill of Divorcement), regia di George Cukor (1932)
- La falena d’argento (Christopher Strong), regia di Dorothy Arzner (1933)
- La gloria del mattino (Morning Glory), regia di Lowell Sherman (1933)
- Piccole donne (Little Women), regia di George Cukor (1933)
- Argento vivo (Spitfire), regia di John Cromwell (1934)
- Amore tzigano (The Little Minister), regia di Richard Wallace (1934)
- Quando si ama (Break of Hearts), regia di Philip Moeller (1935)
- Primo amore (Alice Adams), regia di George Stevens (1935)
- Il diavolo è femmina (Sylvia Scarlett), regia di George Cukor (1935)
- Maria di Scozia (Mary of Scotland), regia di John Ford (1936)
- Una donna si ribella (A Woman Rebels), regia di Mark Sandrich (1936)
- Dolce inganno (Quality Street), regia di George Stevens (1937)
- Palcoscenico (Stage Door), regia di Gregory La Cava (1937)
- Susanna! (Bringing Up Baby), regia di Howard Hawks (1938)
- Incantesimo (Holiday), regia di George Cukor (1938)
- Scandalo a Filadelfia (The Philadelphia Story), regia di George Cukor (1940)
- La donna del giorno (Woman of the Year) regia di George Stevens (1942)
- Prigioniera di un segreto (Keeper of the Flame), regia di George Cukor (1942)
- La taverna delle stelle (Stage Door Canteen), regia di Frank Borzage (1943)
- La stirpe del drago (Dragon Seed), regia di Harold Bucquet e Jack Conway (1944)
- Senza amore (Without Love), regia di Harold S. Bucquet (1945)
- Tragico segreto (Undercurrent), regia di Vincente Minnelli (1946)
- Il mare d’erba (The Sea of Grass), regia di Elia Kazan (1947)
- Canto d’amore (Song of Love), regia di Clarence Brown (1947)
- Lo stato dell’Unione (State of the Union), regia di Frank Capra (1948)
- La costola di Adamo (The Adam’s Rib), regia di George Cukor (1949)
- La regina d’Africa (The African Queen), regia di John Huston (1951)
- Lui e lei (Pat and Mike), regia di George Cukor (1952)
- Tempo d’estate (Summertime), regia di David Lean (1955)
- Il mago della pioggia (The Rainmaker), regia di Anthony Mann (1956)
- La sottana di ferro (The Iron Petticoat), regia di Ralph Thomas (1956)
- La segretaria quasi privata (Desk Set), regia di Walter Lang (1957)
- Improvvisamente l’estate scorsa (Suddenly Last Summer), regia di Joseph L. Mankiewicz (1959)
- Il lungo viaggio verso la notte (A Long Day’s Journey into Night), regia di Sidney Lumet (1962)
- Indovina chi viene a cena? (Guess Who’s Coming to Dinner), regia di Stanley Kramer (1967)
- Il leone d’inverno (The Lion in Winter), regia di Anthony Harvey (1968)
- La pazza di Chaillot (The Madwoman of Chaillot), regia di Bryan Forbes e John Huston (1969)
- Le troiane (The Trojan Women), regia di Michael Cacoyannis (1971)
- Un equilibrio delicato (A Delicate Balance), regia di Tony Richardson (1973)
- Torna “El Grinta” (Rooster Cogburn), regia di Stuart Millar (1975)
- Olly, Olly, Oxen Free, regia di Richard Colla (1978)
- Sul lago dorato (On Golden Pond), regia di Mark Rydell (1981)
- Agenzia omicidi (The Ultimate Solution of Grace Quigley), regia di Anthony Harvey (1984)
- Love Affair – Un grande amore (Love Affair), regia di Glenn Gordon Caron (1994)
L’eredità di Katharine Hepburn
Uno dei più grandi riconoscimenti glielo ha dato l’American Film Institute nel 1999, dandole, forse, il premio più prestigioso in assoluto: infatti, si è classificata al primo posto tra le attrici più grandi di tutti i tempi. Un riconoscimento che segna l’immortalità, l’esempio dentro e fuori il set, di questa grande donna che ha saputo combaciare la notorietà con lo spirito ribelle, che fin da piccola non l’ha mai abbandonata.
Un modello da seguire, da imitare, da sviscerare. Un mito da cui ogni attore dovrebbe partire per porsi un obiettivo: diventare come lei o, anche solo, fare un quarto del suo cammino cinematografico.
Chiudiamo con una frase del grande regista, sceneggiatore e produttore Frank Russell Capra:
“Ci sono donne e donne, poi c’è Kate. Ci sono attrici e attrici, poi c’è Hepburn.”
E se lo dice lui, sicuramente c’è da credergli assolutamente.